La stampa offset tra riproduzione ed espressione
Nel Giugno 2018 Riccardo Zipoli, professore emerito di Lingua e letteratura Persiana, nonché eccellente fotografo, si trova presso le Grafiche per assistere al processo di stampa del suo ultimo lavoro In Domo Foscari, memorie e immagini di un ateneo, concepito per celebrare i 150 anni di Ca’Foscari.
In quell’occasione Zipoli si accorge di come il processo di avviamento della stampa offset, in cui si stampano diverse copie di prova, dia origine ad un incredibile sormontarsi casuale di immagini, forme e colori: in questa fase infatti, per evitare inutili sprechi, sono impiegati fogli macchina già stampati e, per qualche motivo, scartati, che vengono poi inseriti in macchina in modo assolutamente casuale. In questo caso specifico anche sui fogli riutilizzati erano impresse le pagine di In Domo Foscari.
Zipoli concentra quindi la sua curiosità e il suo ingegno su questi materiali suggestivi, accorgendosi di come, imprimendosi l’uno sull’altro, la specificità dei singoli luoghi si perdeva in favore di una meravigliosa casualità che manteneva però intatto il sapore tipicamente veneziano: nasce proprio in quel momento la consapevolezza di voler dar spazio a questa espressività in un volume onirico totalmente dedicato a queste immagini sovraimpresse, che prenderà il titolo di Scarti Scelti e che sarà pubblicato da Marsilio nel novembre 2019.
Grafiche Veneziane ha contribuito attivamente alla realizzazione del volume, partecipando anche con un breve testo redatto dal nostro Filippo Ranchio relativamente al rapporto fra artisticità e stampa offset, che vi riportiamo di seguito.
Quasi a segnare una controtendenza rispetto alla dominante digitalizzazione che ha investito ormai da anni anche il mercato dei prodotti editoriali, stiamo assistendo ultimamente ad una curiosa riscoperta e rinnovata attenzione per la stampa tipografica. Si tratta ovviamente di un movimento sotterraneo, di certo ‘di nicchia’, ma non per questo meno significativo.
Volendo abbozzarne una prima analisi, si potrebbe affermare che questo rinnovato interesse per la stampa tipografica provenga – in maniera quasi paradossale – proprio da quei paesi in cui il processo di digitalizzazione e abbandono del cartaceo sembra essere più progredito e avanzato che mai: Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, solo per citarne alcuni. Questa tendenza non va tuttavia confusa con un semplice movimento di reazione, con venature nostalgiche, a quello che viene spesso percepito come un inevitabile progresso tecnologico destinato a culminare con il definitivo abbandono della forma libro tradizionale. Artisti, designers e fotografi sembrano piuttosto interessati ad esplorare fino in fondo le possibilità tecnico-espressive della stampa offset: non si tratta cioè di considerare la stampa come un semplice mezzo di riproduzione tecnica su carta di un file progettato e pensato per la consultazione su computer, quanto piuttosto di accettare e valorizzare quel quid in più offerto dal processo di stampa.
Per dirla in altri termini: la stampa offset viene considerata non soltanto come un mezzo semplicemente riproduttivo, come una mera trasposizione di informazioni e contenuti da un supporto (digitale) a un altro (cartaceo), quanto piuttosto come uno strumento espressivo vero e proprio, capace cioè di generare e produrre nuovi contenuti. Si potrebbe arrivare a dire che, nei casi più estremi, la stampa stessa cessa di essere percepita come un semplice mezzo o strumento e diventa piuttosto il centro vero e proprio dell’opera, quasi ad invocare per se stessa una dignità estetica fino a poco fa impensabile.
Questo particolare approccio, a dire il vero, ha un precedente piuttosto illustre, almeno per quanto riguarda la storia delle Grafiche Veneziane. Nei primi anni Novanta, infatti, Emilio Vedova era solito presentarsi in tipografia per “personalizzare” la stampa di alcuni suoi manifesti attraverso una serie di incisioni praticate sulle matrici di stampa con punteruoli, coltelli, forchette e quant’altro ci fosse a disposizione. Le matrici di stampa incise dall’artista venivano poi utilizzate per stampare dei poster in edizione limitata. In anni più recenti le Grafiche Veneziane hanno cercato di riprendere e incoraggiare queste sperimentazioni, mettendo a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze tecniche e i propri macchinari ai progetti più svariati: alcune matrici di stampa incise in tipografia hanno trovato posto in importanti gallerie di arte contemporanea, uno dei più influenti e celebrati designer di moda del momento – Virgil Abloh – ha personalizzato le copertine dei suoi libri disegnando con un pennarello indelebile sulle matrici di stampa e poi stampando con la macchina offset questo particolare “grafismo” su carta, un duo di designers italiani – M-L-XL – ha realizzato un intero libro inchiostrando con circa 30 colori Pantone delle matrici di stampa su cui avevano preventivamente applicato della vernice spray, utilizzando la tecnica dei graffiti tipica della street art. In tutti questi casi la stampa offset non si è limitata a riprodurre fedelmente un contenuto già pronto, ma ha attivamente contribuito a crearlo o a trasformarlo, giungendo persino a risultati considerati sorprendenti e inaspettati da parte dei loro stessi autori.
Il volume di Riccardo Zipoli sembra portare la sperimentazione ad un nuovo – ed inedito – livello di consapevolezza. Trasformare lo scarto di stampa nel protagonista di un libro fotografico, infatti, non significa soltanto riconoscere alla tecnica tipografica un ruolo per così dire ‘attivo’ nella generazione di un’esperienza di carattere estetico, ma anche accettare di lasciarsi sorprendere dalla casualità di sovrapposizioni, geometrie, simmetrie difficilmente riproducibili e sicuramente non (interamente) pianificabili.
C’è qualcosa di genuinamente liberatorio nell’idea di potersi ancora lasciar sorprendere in un processo produttivo che sembra dominato in tutto e per tutto dalla tecnologia! Certo: l’intervento a posteriori dell’autore nella selezione e riappropriazione critica del materiale per la pubblicazione è senza dubbio fondamentale e limita considerevolmente l’elemento di arbitrarietà e casualità insito nel processo di produzione delle copie di scarto. Tuttavia, conferendo allo scarto di stampa un’assoluta centralità nell’intero progetto editoriale, l’autore dimostra tutto il suo interesse nell’indagare le potenzialità espressive e non semplicemente riproduttive della stampa offset, consentendo per giunta al lettore/fruitore di entrare in contatto con materiali di stampa solitamente non accessibili al pubblico, in quanto semplici strumenti di controllo tecnico per gli addetti alla stampa.
Il progetto di Riccardo Zipoli consente infine di portare alla luce un elemento peculiare della tecnica di stampa adottata da Grafiche Veneziane, di cui andiamo particolarmente orgogliosi. Si tratta infatti di una componente di carattere ‘etico-ecologico’ del nostro lavoro: nell’ottica di risparmiare quanto più possibile l’utilizzo di carta in eccedenza rispetto a quella di volta in volta necessaria alla realizzazione di un determinato prodotto, le copie di scarto vengono stampate su fogli già precedentemente stampati. E proprio in questo modo hanno origine quelle sovrapposizioni di immagini su immagini che sono al centro del presente volume. Quasi a celebrare un impensabile e sorprendente incontro di etica ed estetica, due dimensioni molto vicine nella prassi della produzione e della contemplazione artistica.